sabato 28 aprile 2018


V Domenica di Pasqua Anno B 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, 
e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 
Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso 
se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, 
perché senza di me non potete far nulla. 
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; 
poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, 
chiedete quello che volete e vi sarà fatto.
 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


Dopo aver celebrato la Domenica del Buon Pastore, la liturgia questa Domenica ci offre l’immagine di Gesù buon-bravo vignaiolo. Due scene che ci collegano al lavoro alla quotidianità del nostro essere, che hanno il sapore di cose semplice come il pane o il buon vino sulla mensa di ogni giorno.
Dio agricoltore ed io il suo campo la sua vigna. Preziosa, unica da cui attende pienezza di vita e ricchi frutti.  E il mio padre è il vignaiolo: un Dio contadino, che si dà da fare attorno a me, non impugna lo scettro ma la zappa, non siede sul trono ma sul muretto della mia vigna. A contemplarmi. Con occhi belli di speranza”.
Ermes Ronchi
Rimane da capire il discorso della potatura. Spesso è stato spiegato, come accade nel vangelo, in senso moralistico, come rinuncia o ancor peggio come accettazione del male che ci limita, potati nelle nostre attese, potati nei nostri sogni legittimi, potati nei nostri affetti e così via. Chiedete ad un vignaiolo perché si pota e lui ve lo dirà. La sua risposta coincide esattamente con quella che ci dona Gesù…  perché porti più frutto, più vita e il vino che da quel frutto si ricaverà, sarà più buono e più prezioso. Si toglie ciò che non serve perché il ricavato sia più buono e ricco.
Il Dio della vita che dona vita non si smentisce mai e non si contraddice, se toglie qualcosa e perché è pronto a donare ancora di più. Se chiude una finestra è perché vuol aprite la Porta.
(Letture: Atti 9,26-31; Salmo 21; 1 Giovanni 3,18-24; Giovanni 15,1-8)

lunedì 16 aprile 2018

CONCORSO MILLE MATITE COLORATE


IL GIORNO 12 GIUGNO 2018 ORE 17,30
A CONCLUSIONE DI UN LAVORO DI SENSIBILIZZAZIONE 
SUL SENSO DEL DONO,
VERRANNO PREMIATI
I BAMBINI
CHE HANNO PARTECIPATO AL CONCORSO 
INDETTO DALL'ASSOCIAZIONE "SARA MAZZI".

LA FESTA SARA' ORGANIZZATA CON L'AIUTO DI 
AVIS DONATORI SANGUE DI LIVORNO


sabato 14 aprile 2018

Gesù si riconosce nello spezzare il pane!


III Domenica di Pasqua Anno B

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro (...).


Rileggiamo ancora una volta la meravigliosa pagina lucana dei discepoli di Emmaus.
L’inizio redazionale ci dice che sono ritornati in fretta da Emmaus, villaggio utopico nel senso che rappresenta tutti i luoghi dove spesso ci dirigiamo spinti dalle nostre sconfitte e delusioni.  Anche nelle nostra esperienza personale e di fede spesso lasciamo Gerusalemme luogo del Tempio della presenza di Dio e ci dirigiamo verso Emmaus luogo nel quale torniamo, verso la nostra casa quella di prima dell’incontro con Dio. Torniamo indietro nel nostro cammino umano o di fede delusi e senza speranza.  Ad Emmaus tutto finisce e torna come prima lasciando un senso di amarezza in bocca: il mondo è sempre stato così e sempre sarà così. 

mercoledì 4 aprile 2018

TRENT'ANNI DI SACERDOZIO





SANTUARIO DI MONTENERO  8 APRILE 2018

30 ANNI DI SACERDOZIO:
PADRE GABRIELE FESTEGGIA AL SANTUARIO DI MONTENERO

Domenica 8 aprile 2018, p. Gabriele festeggerà i 30 anni di Ordinazione Presbiterale. L’Ordinazione, infatti, avvenne nel Santuario Francescano di La Verna, nel 1988. “La Verna e Livorno – sottolinea padre Gabriele – sono per me due luoghi particolarmente cari e segnano gli estremi di questo mio anniversario. Poi  c’è da ringraziare tante persone mi hanno aiutato a superare prove e difficoltà, senza di loro non sarei riuscito ad arrivare fino a qui”.
Padre Gabriele è stato per tanti anni Cappellano Militare ed ora svolge il suo Ministero nella Diocesi di Livorno.
Per festeggiare questo anniversario, con tutte le persone che avranno il piacere di partecipare, padre Gabriele domenica prossima celebrerà la Messa, alle ore 10.00, presso il Santuario Mariano di Montenero. “A tutti gli amici – racconta padre Gabriele – chiedo solo la presenza che è il più bel dono che possano farmi. Ho scelto il santuario di Montenero perché qui si venera la Madonna patrona di tutta la Toscana, Nostra Signora delle Grazie, e perché è perché è un santuario particolarmente caro ai livornesi”.
Se qualcuno volesse donare qualcosa di più oltre alla propria presenza, c’è la possibilità di fare una donazione per il Caritas Baby Hospital, l’ospedale pediatrico di Betlemme. “È noto – conferma padre Gabriele – che il mio cuore batte per Betlemme, città simbolo di ogni nascita dove ogni bambino è un piccolo Gesù da aiutare e, in particolare, per il Caritas Baby Hospital”.