sabato 24 febbraio 2018

II Domenica di Quaresima Anno B


In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. [...]


L’austero cammino della quaresima, ci concede oggi una pausa di luce e di speranza,  con questa teofania della trasfigurazione. Prima di affrontare la prova della passione e della sua morte, Gesù vuole preparare i suoi discepoli con questa rivelazione, per incoraggiare loro e noi che niente e nessuno ci separerà dal Suo amore. In certi momenti della nostra vita, specie quelli segnati dalla prova e dal dolore, dobbiamo essere confortati dalla fede in Lui, Figlio di Dio e solo Lui dobbiamo ascoltare e seguire.

sabato 17 febbraio 2018

I Domenica di Quaresima Anno B

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l'essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana.
Che cos’è la tentazione? Non è di sè per se un peccato, quanto un momento in cui l’uomo deve scegliere tra due possibilità: quella del bene e quella del male.
E’ un momento di crisi nel senso etimologico della parola ove crisi significa giudizio. L’uomo è chiamato nella tentazione ad esprimere un giudizio sulle due contrastanti possibilità di scelta ed decidersi, autodeterminarsi, intraprendere una direzione di cammino.

sabato 10 febbraio 2018

VI Domenica - Tempo ordinario Anno B

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; 
e venivano a lui da ogni parte.


Come sempre il Vangelo ci offre mille spunti di riflessione e di approfondimento. Io mi vorrei soffermare su un piccolo dettaglio e apparentemente marginale, quasi una nota redazionale insignificante:il fatto che Gesù dopo aver “purificato” il lebbroso gli chieda di non rivelarlo a nessuno, ma solo di presentarsi al sacerdote per adempiere ciò che Mosè nella legge aveva prescritto. Questo solo per loro, per i sacerdoti perché riconoscano la presenza di Dio nella storia del suo popolo. E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente. Il motivo e presto detto: Gesù non compie miracoli per un secondo fine, per fare adepti o per avere successo, neppure per convertire qualcuno. Lui guarisce il lebbroso perché torni integro, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci. È la stessa cosa che accade per ogni gesto d'amore: amare «per», amare per un qualsiasi scopo non è vero amore. Al contrario di quanto facciamo noi nel nostro tempo.